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Il trattamento con T-DXd in pazienti con carcinoma mammario non resecabile o metastatico: efficacia e corretta gestione degli eventi avversi

Dal: 08/07/2024 al: 31/03/2025

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Rivolto a: Medico Chirurgo ( Anatomia Patologica, Oncologia )

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Ogni anno in Italia sono circa 55 mila le nuove diagnosi di tumore al seno. La scelta delle cure da intraprendere dipende dal grado di evoluzione della malattia e delle caratteristiche del tumore. Circa un quinto dei tumori al seno metastatici presentano sulla superficie delle cellule il recettore HER2. Nei casi in cui è presente tale alterazione, è possibile utilizzare dei farmaci molto efficaci che sfruttano questa caratteristica per colpire selettivamente le cellule malate risparmiando così quelle sane. Ed è questo il caso degli anticorpi coniugati, farmaci composti da un anticorpo in grado di riconoscere il recettore a cui vengono coniugate molecole di chemioterapico in grado di bloccare la crescita del tumore. «Le terapie mirate, in particolare i farmaci anti HER2, hanno cambiato la storia del carcinoma della mammella metastatico, determinando in molti casi una lunga aspettativa di vita, molto più elevata rispetto al passato. Resta, però, un forte bisogno clinico di strumenti ancora più efficaci per il trattamento delle pazienti con carcinoma della mammella.
L’arma in più per queste donne da oggi è rappresentata da trastuzumab deruxtecan. Allo scorso San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS), l’appuntamento più importante al mondo nella lotta al tumore del seno, sono stati presentati i dati dello studio DESTINY-Breast03. La somministrazione di trastuzumab deruxtecan è stata in grado di migliorare significativamente sia la sopravvivenza globale sia quella di progressione libera da malattia rispetto a trastuzumab emtansine (T-DM1), uno dei farmaci più
utilizzati sino ad oggi per questo tipo di neoplasia mammaria. In particolare, la sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 28,8 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 6,8 mesi con T-DM1, che finora ha rappresentato lo standard di cura. Non solo, trastuzumab deruxtecan ha dimostrato una riduzione del 36% del rischio di morte e il 77,4% dei pazienti era vivo a due anni rispetto al 69,9% con T-DM1.
Nel sottolineare i positivi dati di efficacia, che saranno aggiornati nei prossimi mesi, non per solo i tumori che esprimono il recettore HER2+, ma anche per quel gruppo di pazienti con tumore della mammella metastatico che non ha accesso a terapie potenzialmente efficaci, perché nell’algoritmo terapeutico non si tiene conto delle basse espressioni di HER2 (i.e. le cosiddette HER2 low), è importante allo stesso tempo riconoscere e trattare gli eventi avversi potenzialmente correlabili a questo trattamento.
Per quanto riguarda il profilo complessivo di sicurezza e tollerabilità di trastuzumab deruxtecan, complessivamente il 52,7% delle pazienti ha manifestato un evento avverso di grado ≥3 correlato al trattamento. Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o superiore correlati al trattamento nel braccio di T-DXd sono stati neutropenia, trombocitopenia, leucopenia, nausea, anemia, fatigue, vomito, aumento delle ALT, inappetenza, aumento delle AST, diarrea, alopecia. Complessivamente, il 10,5% delle pazienti ha avuto una malattia polmonare interstiziale (ILD) confermata o una polmonite correlata al trattamento. La maggior parte degli eventi ILD (9,7%) era principalmente di basso grado.
L’obiettivo di questa FAD è proprio quello di affrontare il management delle tossicità per gestirle al meglio. Si porrà particolare focus sulla gestione delle pazienti anziane o fragili e quant’altro sia necessario approfondire per una corretta gestione di questi episodi da parte dell’oncologo e per definire i criteri per la richiesta di una eventuale consulenza esterna.

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